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Morte tua, vita mia

 

 

Lo ammettiamo, il titolo di questa “provocazione” fa un poco accapponare la pelle e istintivamente allungare l’indice e il mignolo della mano nel gesto universale e scaramantico che dovrebbe neutralizzare ogni male e negatività: le corna.
Allo stesso tempo però non possiamo non constatare che tale inquietante frase è assolutamente inappuntabile, specie in contesti fortemente concorrenziali.
Una regola che vale anche nel mercato della ristorazione italiana che negli ultimi e sempre più affollato e iper competitivo. Alcuni commenti che abbiamo recentemente annotato sono a dir poco eloquenti.
«Lo confesso – ci riferisce un lettore del quale ovviamo il nome – da quando nel mio paese hanno chiuso due pizzerie concorrenti, mi sono un po ripreso».
Altri, la maggior parte invece lamentano: «Negli ultimi due anni sulla piazza si sono aperte tre nuove pizzerie più una take away e ho dovuto rinunciare a una bella fetta di incassi, se poi ci aggiungiamo la crisi dei consumi la situazione è diventata davvero insostenibile».
Queste affermazioni confermano senza mezzi termini la crudele regola, specie in un mercato come quella della ristorazione che definirlo una giungla è dir poco. Secondo le ultime stime in Italia i locali dove si può mangiare anche un semplice panino sono circa 291.000 fra bar, ristoranti, pizzerie, tavole calde e fredde, pub, birrerie ecc. Locali che, adesso, per effetto della liberalizzazione degli orari di apertura potranno stare aperti anche 24 ore.
Quindi un’offerta vastissima a fronte però di una domanda asfittica e poco propensa a reagire, complice anche la crisi e i venti di recessione che soffiano sull’economia italiana.
Questo pernicioso meccanismo manda in crisi anche le imprese migliori innescando una serie di difficoltà e conseguente mancanza di liquidità che contamina poi tutta la filiera. Non per nulla uno delle questioni più evidenti riguarda i pagamenti. Molti fornitori infatti lamentano continui e persistenti crediti da parte degli esercenti.
Potrà reggere il mercato della ristorazione italiana con questi chiari di luna e un così alto grado di affollamento?
È molto improbabile che la situazione possa reggere e soddisfare le centinaia di miglia di operatori della ristorazione. È come trovarsi in cinque stretti stretti in un divano che invece ha solo tre posti. Si sta scomodi, ci si sta male, resiste quello che è piazzato meglio, ma quelli che sono ai bordi rischiano di cadere giù. Una caduta che ovviamente fa star più comodo chi rimane su. Morte tua vita mia, appunto.
Secondo alcuni esperti, affinché il mercato possa trovare un suo nuovo equilibrio, considerando che nei prossimi anni la crisi continuerà a mordere, dovrebbero chiudere in Italia almeno il 20% dei locali. Grossomodo stiamo parlando di circa 60mila esercizi. Un numero impressionante, sarebbe un disastro che coinvolgerebbe anche un gran numero di dipendenti. Un’ecatombe di cui tutti, al di là della crisi e del sempre più problematico sovraffollamento, facendo debitamente le corna, faremmo volentieri a meno. Ma la crudele legge del mercato non si nutre di scaramanzia e non fa sconti a nessuno.


19/04/2012

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